USA coast to coast by Mauro Buffa

USA coast to coast by Mauro Buffa

autore:Mauro Buffa [Buffa, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ediciclo
pubblicato: 2020-03-28T23:00:00+00:00


Mountain

Il cielo del Texas

Straight ahead lay the distant lights of El Paso sown in a tremendous valley so big that you could see several railroads puffing at the same time in every direction...

Jack Kerouac, On the road1

Oggi è il giorno della verità. Se, cioè, riusciremo a lasciare New Orleans e raggiungere El Paso e quindi a proseguire il nostro viaggio attraverso gli Stati Uniti, oppure se resteremo ancora bloccati nell’immensa palude che ci circonda in ogni direzione.

Sono le otto e trenta di una bella mattina dal cielo limpido quando entriamo nel Louis Armstrong International Airport. La lunghissima Airline Drive che dal centro della città porta fino a qui è quasi priva di traffico e mi lascia sperare che non ci sia il temuto assalto agli aerei.

Anche l’interno del terminal è mezzo vuoto. Nessuno accampato, pochi in fila ai desk delle compagnie aeree. Sul tabellone delle partenze tuttavia la scritta cancelled compare in una colonna quasi ininterrotta accanto ai voli. È così anche per il nostro volo delle undici e trenta.

Ce n’è però uno a distanza di un’ora, ma con un problema: i biglietti comprati ieri non garantiscono un posto, ma solo l’inserimento in lista d’attesa. L’impiegata della Southwest scribacchia su un foglietto il numero del volo e il gate.

«Andate là e vedete cosa succede».

«E i bagagli?».

«Li teniamo noi. Just in case».

Un inizio poco incoraggiante. Nella sala d’attesa del gate B7 non c’è quasi nessuno anche perché mancano più di tre ore alla partenza.

Gli apparecchi sono allineati sulla pista e ogni tanto qualcuno si muove. Potrebbe essere una giornata qualsiasi nell’aeroporto di una grande città americana se non fosse per le prime pagine dei giornali che pubblicano grandi foto a colori di case che spuntano dall’acqua.

Col passare dei minuti le seggiole si riempiono, finché tutta la sala è gremita. Arriva l’impiegata al desk dell’imbarco e viene presa d’assalto dai passeggeri che agitano i biglietti chiedendo conferma. Li controlla uno a uno rassicurando con un sorriso. Quando le mostro il mio foglietto scritto a mano smette di sorridere e mi dice che ci sono quindici posti prenotati con riserva. Se qualcuno non si presenta, li dà a noi, altrimenti dobbiamo aspettare il prossimo volo.

«Quando?».

«Non lo so».

Inizia l’imbarco. Guardo con una certa apprensione la fila che si accorcia sempre di più. L’impiegata a un certo punto alza il telefono, digita qualcosa al computer. Le tengo gli occhi incollati addosso. Si volta e mi fa cenno di avvicinarmi. Chiede i documenti.

Scrive i nostri nomi, poi stampa due bei biglietti che mi sembrano quelli vincenti della lotteria.

Ci spiega che voleremo fino a Houston e lì forse troveremo posto su un volo per El Paso che fa scalo a Austin.

L’aereo della Southwest, la terza compagnia a livello nazionale dopo Delta e American, è blu con la pancia e la coda rosse. È un Boeing 737-500 da centoventidue posti. Prendiamo posto in coda. C’è un gran vociare che si smorza appena l’aereo decolla. Tutti si allungano verso i finestrini. Dall’alto ci si può rendere conto di quanto è accaduto negli ultimi tre giorni.



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